Nella sala d'ingresso, vengo subito colpita da un Ribera.
Ribera, Apollo vilt Marsyas, 1637. |
Il viso di Apollo è imperturbabile mentre scortica con indifferenza Marsia. Avvolto dal suo manto sollevato dal vento, è rappresentato in tutta la sua eleganza, simbolo di una volontà superiore. In compenso, il volto e la mano aperta e tesa di Marsia sono reali ed estremamente umani. In viso sembra quasi tridimensionale; si possono sentire le sue grida di dolore uscire dal quadro. Ha il viso arrossato e questi occhi neri, profondi, che ti scrutano dentro e sembrano implorare ancora aiuto.
Solo sullo sfondo Ribera cela un piccolo slancio di compassione: a figura tiene il viso tra le mani, le sopracciglia che scendono verso il basso e lo sguardo cupo. Eppure non saprei dire se il dolore di cui è intrisa sia per compassione o più semplicemente per timore e senso di colpa: magari le mani cercano solo di coprire le grida di aiuto?
Rogier van Der Weyden, Pietà |
Quale alba meravigliosa incombe su questo addio!
Il corpo di Cristo, esangue e scheletrico, giace a terra fra le braccia di una madre stanca. Lei lo guarda per un'ultima volta e gli sostiene dolcemente la testa; il gesto è di una grazia perturbante al confronto col corpo esausto e scomposto del figlio.
E questa luce sullo sfondo..che toglie il fiato.
Il museo prosegue con capolavori conosciuti, come Le tentazioni di Sant'Antonio di Hieronymus Bosch, ma preferisco soffermarmi su un altro dipinto: il pannello centrale del Trittico Haneton di Bernaert Van Orley.
Bernaert Van Orley, mise au tombeau. |
Mentre le figure sullo sfondo mantengono ancora una certa rigidità nelle posture e nella disposizione, il gruppo in primo piano conquista una nuova morbidezza. Il corpo di Cristo non è più un corpo scheletrico e contorto..
Attraverso questo corpo, completamente abbandonato dalla vita, la morte diviene tremendamente umana.
Le lacrime della Vergine e delle due donne che si protendono su di lui, sembrano pure e sincere, nella loro trasparenza. Non è un dolore drammatico o tragico: nella loro pacata tristezza, c'è comprensione e adesione a un destino più alto da compiere. Emerge tanta umanità in questo addio pervaso da una tristezza umile e consapevole di essere di fronte ad un addio preannunciato.
Infine vorrei parlare di una splendida scultura di Methieu Kessels, Scène du déluge.
Methieu Kessels, Scène du déluge |
Lei, che si aggrappa con le ultime energie al piede dell'uomo e tiene ancora stretta a sé il figlio. Ormai quasi a peso morto, il corpo è segnato dalle vesti bagnate a cui il figlio si aggrappa nel tentativo di sollevarla. I capelli le cadono morbidi sul braccio e la bocca è dischiusa, come fosse priva di sensi. L'uomo, in tutta la sua tonicità, la sostiene tirandola anch'egli per il vestino e prendendola con una mano sotto un braccio.
Un attimo è qui rapito e conservato: l'attimo in cui lei cede e i riflessi pronti di lui lo spingono ad agire senza pensare.
Sul retro, un serpente..
Scène du déluge. |
Da non dimenticare (e da non perdere!), il capolavoro di Jacques Louis David, Marat assassiné.
Jacques-Louis David, Marat assassiné. |