Lavorare in galleria a volte può essere interessante. Puoi incontrare critici come Fattino Tedeschi e conversare con loro, confrontarsi sulle politiche culturali della provincia e dell'Italia stessa, incontrare amanti dell'arte e collezionisti. Altre volte è meno entusiasmante e ti vedi riflesso come in un film, in cui tu e la galleria restate fermi, immobili ed eterni mentre scie di persone passano rapidamente senza lasciare il segno. Il tempo corre e lo vedi dall'ombra che pian piano inghiotte la villa al calar del sole. Una forte malinconia ti avvolge e capisci... che non c'è arte senza condivisione. La solitudine schiarisce il pensiero, ma non c'è vita senza persone, paesaggi o momenti che, nel loro sfiorarti, lascino un'impronta nelle tue giornate.
...Ceci n’est pas un rêve...
Magritte, L'arte della conversazione I. |
...in un paesaggio da principio del mondo o da gigantomachia, due minuscoli personaggi stanno conversando: discorso non udibile, mormorio che è subito catturato nel silenzio delle pietre...quei blocchi, messi gli uni sugli altri alla rinfusa, formano con la loro base un gruppo di lettere dove è facile decifrare la parola REVE...come se tutte quelle parole fragili e senza peso avessero ricevuto il potere di organizzare il caos delle pietre...'L'arte della conversazione' è la gravitazione autonoma delle cose che formano le loro parole nell'indifferenza degli uomini, e la impongono a essi senza che neppure lo sappiano, nella loro chiacchiera quotidiana.
M. Foucault