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martedì 22 aprile 2014

Munch e la mostra anti-urlo di Restellini





Attraverso l’arte cerco di vedere chiaro nella mia relazione con il mondo, e se possibile aiutare anche chi osserva le mie opere a capirle, a guardarsi dentro.           E. M.



Per chi si trovasse a Genova, immancabile è la visita alla mostra presso il Palazzo Ducale dedicata ad Edvard Munch e curata da Marc Restellini (già direttore della Pinacothèque de Paris), in collaborazione con Arthemisia Group e 24 Ore Cultura.
Il percorso espositivo racconta l’evoluzione artistica di Munch attraverso ottanta opere, da quelle giovanili fino ai quadri della maturità.

"Io avverto un profondo senso di malessere, che non saprei descrivere a parole, ma che invece so benissimo disegnare", scriveva Munch.

Edvard Munch è stato definito il "pittore dell'angoscia", ma non so se l'angoscia sia più dentro alle sue opere o negli occhi di chi la osserva. Sicuramente la malattia e la morte sono state compagne fedeli di una vita difficile e ciò ha portato la sua personalità ad essere fortemente caratterizzata dalla sofferenza e dal conflitto. Era un uomo elegante in pubblico, ma percorso da una sensibilità straziante e nevrotica insolitamente poetica e non pittorica, che l’artista tentava di ammaestrare con l’alcol e l’ascesi artistico-pittorica.

La bambina malata

La litografia "La bambina malata" arriva come una morsa allo stomaco e toglie il fiato: lo sguardo assente, distratto, è ormai stanco e senza speranze. I capelli sono arruffati e scomposti sul cuscino; è molto tempo che la ragazza è a letto e non si alzerà molto presto.
Più che angosciante o straziante, quest'opera possiede l'eleganza e la pacatezza della malinconia mista a un vago sentore di rassegnazione.





Quanta bellezza e quanta profonda seduzione, invece, nella Madonna estatica e abbandonata ai suoi pensieri. Anche in quest'opera la morte ritorna nello sguardo cupo e incerto dell'embrione che osserva la Madonna-madre dal basso...

“Abbiamo sofferto la morte durante la nascita. Siamo lasciati con la più strana delle esperienze: la vera nascita, che è chiamata morte. Per cosa siamo nati?” (E. Munch)





Attrazione, 1896





"Attrazione": due sguardi e un unico pensiero, tradotto in questo fiume/strada che porta lontano, in un luogo e in un tempo imprecisato.
I volti sono abbozzati ad eccezione degli occhi raffigurati con due macchie nere, come due profondi buchi neri che inghiottono fino al profondo oscuro dell'anima dove sono nascosti segreti e pensieri.
I capelli di lei danzano mossi dal vento, guidati dallo scambio ipnotico degli sguardi verso di lui, come richiamati da un indomabile magnetismo.





Gelosia II, 1896


















In primo piano un uomo turbato, con lo sguardo perso nel vuoto. Sta nascendo in lui un pensiero conturbante che prende forma alle sue spalle: la gelosia lo porta a visualizzare un incontro. Lei, la donna amata, è nuda, seducente e ammiccante con la sua veste aperta a mostrare le sue forme. Un invito chiaro e malizioso per lui, un altro uomo.
Il timore di perdere l'amata si insinua in questa tela intitolata "Gelosia II".
Giovane donna in lacrime





"Giovane donna in lacrime":
Lascio che sia l'immagine a trasmettere il risflesso di dolcezza di questo sguardo triste e sconsolato. Il viso è abbassato e i capelli le scendono dolcemente sul corpo, delineando e accarezzando le sue forme.




"Bisogna che la carne prenda forma"





Purtroppo per me la mostra si conclude con alcune opere di Munch reinterpretate da Andy Warhol. Scrivo 'purtroppo' perché di fronte ad esse il mio struggimento legato alle emozioni per le opere di Munch si spegne rapidamente. Il pathos e la sofferenza che sento (e rifletto?) nelle opere dell'artista norvegese ricade in una tomba arida fatta di colori fluorescenti e immagini ripetute e svuotate di significato. Posso dare valore storico o provocatorio a Warhol eppure decisamente non riesco ad apprezzarlo. Influenzata dal mio astio personale per l'artista newyorkese, non riesco a fare a meno di pensare che questo confronto sia nato dalla necessità di aumentare il catalogo della mostra (vista l'effettiva difficoltà di reperire in prestito le opere di Munch)... Mah...





ORARI

Lun: 14.00-19.00
Mar-dom: 9.00-19.00


BIGLIETTI

Intero € 13,00
Ridotto € 11,00
Ridotto bambini (3/10 anni) € 5,00
Ridotto Gruppi € 10,00
(prenotazione obbligatoria min 15 max 25 persone)

Infoline e prevendita:

tel. +390109868057
biglietteria@palazzoducale.genova.it

Per informazioni più dettagliate, vi rimando direttamente al sito della mostra Edvard Munch.


martedì 29 gennaio 2013

Eclissi di mente. Non voglio mica la luna..o forse si.



Come sempre, i miei post nascono da qualcosa che mi colpisce.. Oggi devo ringraziare Daniele Spina e i suoi fumetti su filosofiablog.

Se nell'eclissi un corpo si posiziona tra una sorgente di luce e un altro corpo, nell'eclissi di mente la luna oscura l'intelletto agente.

Ma se non fosse la luna a creare questo muro invisibile e pieno tra noi e il nostro intelletto?


Se fosse un pensiero a collocarsi fra noi e la realtà, in una sorta di foschia emotiva, avvolgendoci e allontanando qualsiasi interferenza.. come in apnea, come in questa foto di Susanna Majuri. I suoi soggetti femminili, tra abbracci e movimenti danzanti, interagiscono in quest’atmosfera fluttuando nell’acqua, unico elemento che dona consistenza e concretezza agli scatti e ci riporta alla realtà.

Susanna Majuri

Durante l'eclissi, una sorta di cortocircuito interno mette fuori uso la nostra lucidità, ci rapisce in un tempo sospeso, come per questa donna dipinta da Jack Vettriano.

Jack Vettriano




Ci vuole forza per guardare diretti in volto la doppia faccia dell'eclissi: meraviglia e paura.


Si può avere paura infatti. Molti popoli ne temevano l'ombra: come fosse la morte del sole, tentavano di scacciarla.
Un'ombra è qualcosa di incomprensibile, di inafferrabile e imprevedibile..



A. Kokocinski



Serve comunque un certo equilibrio; l'eclissi avviene solo quando tramite un allineamento perfetto tra i corpi. Così nell'eclissi di mente ci vuole equilibrio, una sorta di allineamento tra noi, il nostro pensiero, le nostre emozioni e il mondo esterno.. 
Per non essere sopraffatti e inghiottiti dall'oblio.
Come il corpo avvolto nell'oscurità dipinto da Kokocinski, "mia perduta freschezza".




La natura grandiosa dell'eclissi porta turbamento, ma anche desiderio di guardare, di riallinearsi come quei corpi e indagare dentro di sé. Essa infatti è simbolo di transizione luce-buio-luce, di fasi. Porta alla sospensione del tempo, fino all'esplosione di una nuova luce.. come in questa meravigliosa scultura di Paige Bradley.
Vorrei commentare l'emozione di quest'opera per me, ma lascio l'onore alle parole dell'autrice.

Expansion, Paige Bradley




From the moment we are born,
the world tends to have a
container already built for us
to fit inside: A social security
number, a gender, a race,
a profession or an I.Q. I ponder
if we are more defined by the
container we are in, rather than
what we are inside. Would we
recognize ourselves if we could
expand beyond our bodies? 
Would we still be able to exist
if we were authentically
'un-contained'?







Dietro alla paura dell'ombra, si cela infatti il ritorno della luce. E così l'eclissi di mente può significare anche il momento in cui ci si abbandona a qualcuno, come le pagine intime di una confessione che svela le ombre.
Paura e sollievo, sincerità e coraggio, intimità..
Bacio, E. Munch



La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici
dalle parodie del destino.
Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento...
da Canto alla luna di A. Merini







Non voglio mica la luna.....o forse si.

I want! I want!, William Blake.

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001