domenica 13 maggio 2012

Evasioni mentali

Un omaggio a Enrico Ferrarini, a Bruce Chatwin.



Enrico Ferrarini, EvasionGypsum, 40 x 28 x 16 cm, 2008.


Di ritorno dall'Africa, rimase amaramente deluso nello scoprire di non essere né africano né europeo. Ben presto si rese conto di essere libero, libero di comporre quel che voleva. Una massima sufi dice: "La libertà è assenza di scelta".
B. Chatwin, Che ci faccio qui?_Kevin  Volans.

martedì 8 maggio 2012

Seung Mo Park, tra luce e fili metallici


"La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte"
Louis-Ferdinand Céline



Seung Mo Park è un artista coreano che crea dei ritratti con reti metalliche. Come io stessa ho appreso grazie all'articolo su Collater.al:
"Ogni opera inizia con una fotografia proiettata cui l’artista sovrappone strati di rete e fil di ferro. Lavorando quindi per sottrazione, Park ritaglia lentamente porzioni di rete, in modo da far apparire il ritratto con ombre e sfumature. Ogni piano o strato che forma l’immagine finale è posto a qualche centimetro di distanza dall’altro, dando così ai ritratti una certa profondità e tridimensionalità".






Non c'è respiro fra i serrati fili metallici, eppure il soggetto nasce liberandosi fra le fitte maglie delle reti, in un profondo gioco di ombre e luci, di pieni e vuoti. All'ombra tutto tace, poi giunge la luce dal profondo e il soggetto può offrirsi allo sguardo.



Nel video successivo, a partire dal minuto 2, potete vedere direttamente come realizza le sue opere.

lunedì 30 aprile 2012

Wildt. L'anima e le forme da Michelangelo a Klimt.



Sono stata a questa mostra dedicata ad Adolfo Wildt un paio di giorni fa. Le premesse erano interessanti: "genio dimenticato del Novecento italiano", "un caso unico in questo suo essere in ogni istante tutto e senza luogo". Sicuramente va riconosciuta all'artista una incredibile eccellenza tecnica, sia nella lavorazione che nella scelta dei marmi, e particolarmente interessante è la parte della mostra dedicata all'Atelier della scultura, in cui si possono ammirare i materiali e bozzetti che, passaggio per passaggio, illustrano le fasi del lavoro.


La prima sala si apre subito con la "Maschera del dolore (autoritratto) del 1909.
L'opera trasuda la disperazione delle antiche maschere per le tragedie greche. I muscoli, contratti in una smorfia quasi crudele, propongono un volto dallo sguardo cavo e dalla fronte aggrottata sotto il peso del dolore vissuto personalmente negli ultimi tre anni. Lo sfondo dorato, patinato, riporta il nome dell'artista e tre croci (simbolo dei tre difficili anni trascorsi). Sembra quasi la celebrazione di un morto, dopo tante sofferenze..
L'opera è affiancata da due autoritratti a matita e carboncino. Confrontandole risaltano subito all'occhio gli elementi caratteristici di questo scultore: sono tutti volti dalle palpebre chiuse o cave, il volto è sempre leggermente piegato (quasi mai dritto e fiero, se non nei ritratti a lui commisionati), la bocca semi-aperta.. Volti quasi trasfigurati a maschere grottesche, dove l'inclinazione del capo ne accresce l'impatto creando enormi solchi d'ombra in contrasto agli spigolosi lineamenti illuminati.
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